Notturno, Bis, il Cancelletto, il Cane e l’Epilogo
Guardiamo infine la figura
solitaria che si avvicina a un cancelletto.
È Giorgio, appiedato; i
suoi due amici lo hanno lasciato poco distante da casa sua e sono
ripartiti per l’ultima parte del viaggio che li porterà alle loro
camere, ai loro letti.
-Ho preso le chiavi?-
Rallenta improvvisamente incerto, tasta la borsa che per quasi tutta
la serata è rimasta silenziosa e in disparte attaccata alla sua
schiena e riprende il suo passo riconoscendo la forma familiare del
mazzo attraverso il tessuto.
-Che fortuna avere una
testa come la mia- Si congratula con se stesso.
Armeggia per quasi tre
minuti con la serratura, la chiave non ne vuole sapere di entrare
nella toppa, e intanto resta chiuso fuori.Improvvisa e brillante arriva l’illuminazione, cambia chiave, ritenta e stavolta si sente lo scatto metallico e la porta ruota facilmente sui cardini.
-Ci vogliono le persone e le situazioni giuste per passare delle belle serate- Pensa richiudendo dietro di sé la porta e cominciando levarsi i vestiti che getta poi alla rinfusa in una sedia là accanto.
Tra le zampe tiene quello che a prima vista si direbbe un femore sospettosamente giorgiesco, spolpatamente georgiano ano ano è l’eco dello strappo di uno degli ultimi brandelli di carne ancora attaccati all’osso.
-No, un cane no- Riflette
allontanandosi fino all’ingresso per spegnere l’interruttore dei
neon appesi al soffitto; torna indietro a scostare le coperte e
premere il piccolo pulsante dell’abat-joure che pronta illumina il
cuscino e la copertina di un romanzo poggiato sul comodino.
-Già, che fortuna avere
una testa come la mia- pensa ancora il futuro dormiente che infine
spegne la luce.Tendiamo l’orecchio all’eco dell’ultimo accordo di questo notturno prima che anch’esso si spenga… ecco, non si sente più; ora è solo il silenzio e il lieve respiro della figura sotto la coperta ad applaudire la fine dell’esecuzione.
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