martedì 21 giugno 2011

Umh...

Come dice l’intestazione, questo è anche un blog di pensieri. Si, capita a volte che anche io mi dilunghi nella deprecabile attività cogitatoria e riesca peraltro a conferirle un senso e a volte addirittura un’utilità.
Ho praticamente concluso tre anni di scuola di comics se non consideriamo l’imminente e tradizionale, per non dire faticosa e di dubbia utilità, revisione del book che ho approntato giusto stamattina, risparmiando stavolta in buste per fogli e bristol neri, dato che per fortuna ne possedevo già in quantità e questo mi ha alleggerito il compito.
È stata in questa occasione che mi sono ritrovato per le mani centinaia di fogli vergati a matita, inchiostro e quant’altro, rappresentanti un intero percorso scolastico, la maturazione, il passaggio dall’hobby al mestiere, più di seimila euro spesi, incazzature che non si contano, innumerevoli salite e discese da quelle fottutissime scale… il risultato sono tre buste della spesa belle piene, all’inizio erano due ma tutto dentro non ci stava; una mi si stava pure per sfondare ma son riuscito a buttarla in tempo nel cassonetto. Sono stato buono e ho tenuto un po’ di materiale per il book il cui novanta per cento dopo il ventiquattro di questo mese subirà probabilmente la stessa sorte e qualche mio progetto personale che mi piace abbastanza o che comunque mi rappresenta qualcosa.
In tre anni ho lavorato per una rivista d’attualità e illustrato un romanzo e per questo ringrazio Riccardo Monni, mi sono innamorato e per questo ringrazio enormemente Elena, e grazie a Daniele ho disegnato una quantità di insegne, magliette e loghi che campeggiano un po’ ovunque nella mia amata Sardegna.
Ho dei progetti futuri in ballo ma data l’incertezza di alcuni o lo stadio larvale di altri, non ne faccio parola per ora, anche se ringrazio Alessio e Giovanni per l’opportunità e Marco e la Mari per la fiducia.
Ringrazio pure buona parte della mia classe per vari motivi. Non li sto a nominare, tanto i diretti interessati si riconosceranno e casomai mi diranno “prego”.
Oggi ho imparato a distinguere quando ho disegnato col cuore e quando no, sembra una cosa banale ma per me evidentemente non lo è, data la quantità di immondizia che ho dovuto trascinare per strada sotto l’afa delle tre del pomeriggio. Spero comunque di aver fatto mia questa nozione in modo da poter da ora in poi, lavorare sempre al meglio, che sennò poi le bollette non si pagano da sole.
Grazie a Checco, Alberto, Francesco, Lorenzo e Giulio che qualcosa son riusciti a ficcarmela dentro questa testaccia e auguri a tutti noi, che di strada da fare ce n’è tanta e sognare non è da tutti.

Ah, quasi dimenticavo, venendo alle cose importanti, vorrei chiedere un minuto di silenzio per le migliaia di poveri alberi abbattuti per far si che io potessi scarabocchiare fin da quando ho memoria e senza il cui fondamentale contributo non avrei potuto avere un così bel cognome.
Ciao.

2 commenti:

  1. prego :)
    apparte gli scherzi...
    penso proprio che il punto fondamentale del vedere i propri limiti e impegnarsi ogni di' a migliorarsi sia proprio distaccarsi da cio' che abbiamo fatto e che non ci soddisfa e quindi buttarlo nella nettezza (o nel camino) e non (come a scuola ci e' stato ripetuto all' infinito) tenere tutto cio' che disegniamo. anch io un mesetto fa circa ho buttato una quantita' industriale di fogli, fogliacci e cartacce che facevano ormai parte del mio "passato artistico".

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  2. almeno lo abbiamo capito, meglio tardi che mai. credo che l'espressività sia la colonna portante di un lavoro. e non parlo di gestualità del personaggio o saper rendere l'intento in una scena, mi riferisco a ogni singola linea, che anche singolarmente deve rappresentarci. la tecnica viene al secondo posto qui...

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